Il barter trading conquista sempre più imprese, ecco l’evoluzione del nuovo baratto

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barattoIl barter trading è una sorta di ritorno alle origini, a quel baratto al quale si ricorreva agli albori dell’economia, ma con una rivisitazione in chiave moderna. Si tratta di uno scambio di beni o servizi tra imprese che di solito sono parte di uno stesso circuito commerciale, ma l’aspetto peculiare che lo rende molto differente dal baratto & quot;tradizionale” è che lo scambio non è bilaterale ma multilaterale, cioè avviene nei confronti di un network del quale fanno parte molte aziende. Chi compra beni e servizi non corrisponde denaro ma assume un debito nel confronti del network stesso. Un debito che poi potrà essere saldato attraverso la vendita di beni e servizi ad altre imprese rientranti nello stesso circuito. Al contrario, chi invece cede beni al network matura un credito che poi verrà soddisfatto con l’acquisto di beni e servizi presso imprese del circuito.
Il barter trading si configura così come una forma alternativa di pagamento parallela al denaro. Proprio per questo il circuito viene gestito da un mediatore specializzato, la Barter Company, che ne garantisce l’equilibrio e controlla le transazioni.

Lo sviluppo del barter trading

Per analizzare l’evoluzione del barter trading va compresa la sua origine, che si ritrova soprattutto nella pratica, spesso effettuata dagli stessi governi, di propiziare operazioni di commercio internazionale attraverso scambi (per lo più si tratta di materie prime scambiate con componenti tecnologici o prodotti finiti ad alta tecnologia). In questi casi la pratica era così diffusa che si faceva rientrare questa tipologia di transazione nel più ampio concetto di “countertrade”, ovvero i contratti di scambio transfrontalieri (molto utilizzati specie nei rapporti con aziende o governi di Africa e Sud America).

Il bartering durante il Novecento

Il ricorso al moderno baratto è servito anche per gestire situazioni economiche interne molto delicate come l’iperinflazione, le crisi monetarie e il crollo dei consumi. Situazioni che si ripercuotevano sulle aziende, che vedevano ridurre drasticamente la domanda e quindi la produzione (e di conseguenza le proprie risorse monetarie). Grazie al bartering, però, potevano “convertire” il loro indebitamento finanziario in esposizione debitoria di prodotto, e quindi salvaguardare sia il loro livello di produttività, sia le loro finanze. Un esempio eclatante fu ciò che accadde durante la crisi del 1929, quando il “baratto” permise di sostenere il fatturato delle aziende senza costringerle ad ulteriori indebitamenti, e consentì inoltre di sfruttare le giacenze di magazzino che altrimenti sarebbero rimaste invendute. Diverse im prese, all’epoca, compresero che il bartering avrebbe potuto diventare un vero e proprio business, perché ne intuirono l’efficacia come mezzo di pagamento complementare rispetto al denaro. E fu proprio una delle società cooperative dell’epoca, la svizzera Wir Bank (nata nel 1934), a decidere di affiancare l’attività bancaria che già svolgeva e quella di bartering. Ebbene, quell’azienda è ancora in attività a distanza quasi di un secolo e oggi conta 60mila Pmi associate. Negli USA, la crescita del giro di affari viene stimata intorno agli otto miliardi di dollari annuali.

Il barter trading internazionale

Sebbene la pratica del barter trading sia sempre stata attuata dai cittadini privati nella sua forma più grezza (il vero e proprio baratto), la sua maggiore diffusione ed evoluzione si è avuta negli ultimi decenni con il “Corporate bartering”, ovvero quello che si realizza tra gli operatori commerciali professionali. Si parla anche di “barter B to B”, ovvero business to business. La rapidità con la quale si è estesa questa forma alternativa di pagamento ha spinto poi alla creazione di circuiti sempre più complessi e sempre più regolamentati, fino a creare un vero e proprio nuovo mercato. E’ rimasta molto attiva anche la pratica del bartering internazionale, e oggi i volumi di affari maggiori si realizzano nelle operazioni con i paesi dell’Est Europa oppure quelli in via di sviluppo.

La crescita in Italia

In Italia il moderno barter trading ha una storia tutto sommato recente. Sebbene alcune aziende erano già solite fare operazioni molto simili a queste già negli anni 80 e 90 (scambiando i propri beni e servizi con spazi pubblicitari su emittenti radio e Tv) è soltanto a partire dal 2001 che si può parlare di veri e propri network dedicati al barter trading. Da allora però la crescita è stata enorme. Si parla di volumi di intermediazione di circa 300 milioni di euro, con migliaia di operazioni chiuse ogni anno e altrettante Pmi associate in tutto il paese. Una crescita che continua ad essere constante nel tempo, e che in futuro promette di coinvolgere sempre più imprese in questi network di scambio.